lunedì 2 luglio 2007

NEARfest, la versione di tagliati (di Alberto Tagliati, road manager/merchandise/factotum)



Premessa

Il Nearfest è, insieme al Baja Prog Messicano, la piu' grande manifestazione di rock progressivo del mondo. Si tiene tutti gli anni a Bethelhem, un simpatico paese della Pensilvanya ad un ora e mezza di starda da New York.
Sul palco hanno suonato le piu' importanti band del mondo e negli spazi limitofi si possono incontrare musicisti dei Gentle Giant, pittori di copertine dei Genesis ed addetti ai lavori provenienti da tutto il pianeta

Quest'anno il cast prevedeva la presenza di Hawkind, Magma, Magenta e...Maschera di Cera.....I 1500 biglietti erano esauri ti da tempo
Questo è una testimonianza collaterale. La versione di Corvaglia và dritta al puinto; pulita e precisa come un agente delle tasse.
La mia vorrebbe essere più "di costume". Spero che vi piaccia.

Vigilia e partenza

Se volete andare negli Stati Uniti senza richiedere il visto all'ambasciata a Roma dovete avere il Passaporto Elettronico. Ciò comporta una domanda alla questura di competenza, un attesa media di 40 giorni ed una spesa di circa 90 euro.
Fatto ciò si puo' accedere al programma Visa Weaver, che da diritto a restare in Usa fino a 90 giorni per turismo e diletto. Ricordatevi che fin dal banco del ceck-in di Malpensa sia la polizia italiana che quella americana prrendono molto sul serio il concetto di sicurezza. Quindi niente accendini, niente forbicine, niente lattine...nientre che possa essere lontanamente usato per fare casini.
Memori da esperienza passate in cui si viaggiava con la stessa noncuranza con la quale si saliva sul treno tutto ciò fa un po' impressione. Tuttavia le operazioni di imbarco non hanno presentato difficoltà.
La grossa menata è il doversi alzare alle 4 di mattina, partire da Genova alle 5 per essere in aeroporto a Milano (che di Milano ha solo il nome visto che ci vuole un ora di macchina da piazza duomo...) almeno due ore prima della partenza.
Così alle 7 ci siamo ritrovati assonnati e eccitati al via.

Del Mio Volo

Per alcuni di noi è la terza volta che vallichiamo l'oceano. Si puo notare subito che solo 10 anni fa davano cuffie per tv e beveraggi alcoolici gratis. Oggi si deve pagare tutto. Solo il pranzo è gratuito. Ma la qualità del cibo è peggiorata di molto. In compenso il volo è stato tranquillo e senza aproblemi. Ultima nota: i film che danno sull'aereo sono delle versioni accorciate di quelli che si vedono al cineme. Il doppiaggio in Italiano, ove presente, sembra fatto dai membri dell'equipaggio dopo aver bevuto....

Il banco del mutuo soccorso

Ci avviciniamo un po' timorosi al controllo passaporti e bagagli. Avevamo sentito dire di doganieri inflessibili, di leggendari poliziotti di colore che frugavano negli zainetti alla ricerca di cd e dvd......e invece tutto a meraviglia. Personale gentile che parla un buon inglese senza accenti particolari. Addirittura uno di loro si informa su che genere di musiaca facciamo e comincia a di discutere di Genesis....
Nel frattempo ci prendono le impronte dei diti medi destro e sinistro (si dice diti qualora si intenda lo stesso dito di entrambe le mani...) e una bella foto digitale.
Pochi minuti e siamo in America. Dove tutto è piu' grande.

Jet Lag and other stories

Per uscire dall'aeroporto di Fladelfia puo' aiutare l'esperienza di un trapper dei Grandi Laghi. Il traffico ricorda molto quello di casa nostra. Solo meno disiplinato e con piu' veicoli. Per fortuna il nostro driver è molto simpatico e in un oretta e mezza, dopo averci parlato della bellezza del paesaggio, ci deposita in albergo.
Non dimenticate che abbiamo 6 ore di fuso orario da assimilare. Qui sono le 16.00 e i nostri corpi vivono alle 22.00
Per migliorare la cosa l'ora di cena corrispode a circa le 2 di notte. Ma da veri viaggiatori non ci formalizziamo. Mangiamo da par nostro le prime bistecche e beviamo come di consueto. Una notte di sonno e la mattina siamo perfettamente integrati nel paesaggio.

Il banchetto

La Maschera di Cera quando mangia non fa sconti a nessuno. Se poi si trova una colazione a buffet a base di salsiccie, uova, bacon, dolcetti, marmellate, yogurt, frutta, succo d'arancia e caffè,.....gratis...beh...potete solo immaginare.
Alle nove ora locale un pranzo completo.
In quattro giorni siamo riusciti a inglobare tante calorie per il resto dell'anno. Non ho assaggiato niente che non fosse piu' grasso, piu' grosso, piu' zuccherato e piu' tutto di quello che si trova in Italia.
Non ho visto un insalata che non avesse almeno una componente di origine animale: insalata con pezzi di pollo, di tacchino, di manzo, di bisonte..credo che il povero Monetti, nostro flautista vegetariano, sia stato visto brucare l'erba del parco dell'hotel...
Naturalmente nessuno di noi vuol passare per una signorina e quindi pranzi, cene e bevute vengono onorati come si conviene. Vivessimo li un mese, moriremmo.

Friends will be friends

L'organizzazione dell'evento è puntigliosa. Il teatro è modernissimo. una vasta platea discendente e una galleria sopraelevata permenttono un acustica perfetta.
La security è efficente e reattiva; senza pass nominale non si va nenache in bagno. Tutto lo staff è microfonato e persino li addetti alle pulizie sono in rete. Tuttavia è un lavoro discreto che quasi resta sullo sfondo.
Poi ci sono i ragazzi che hanno organizzato tutto ciò: se dovessi ringraziarli uno ad uno occuperei mezzo computer. Preciso solo che senza il loro impegno, la loro gentilezza e la loro comprensione per le nostre..stranezze...tutto questo non sarebbe stato possibile.
Non li dimenticheremo mai e resteranno sempre nei nostri cuori, Se poi avessero dei van con il cambio manuale anzichè automatico sarebbero perfetti. Ma non si puo' avere tutto, vero ?

Live in Usa

Due parole sui concerto: pazzesco! Bastava guardare il pubblico per capirtlo. Corvaglia cantava con parole di fuoco e tutto il teatro ascoltava rapito.
Buona parte degli spettatori muoveva la bocca come se conoscesse i testi (in italiano) a memoria..
Dopo una premessa così lunga appare ovvio sottolineare che anche la parte tecnica (strumenti, tecnici luci, fonici, roadies, catering) è stata all'altezza. Se il concerto è andato alla grande bisogna ringraziare tutti loro per l'impegno profuso e per la professionalità.

E' festa !!

Non capita tutti i giorni di vedere 100 persone in fila per avere un autografo dalla Maschera di cera. E' successo anche questo. E dopo la grande festa finale con musicisti, crew, autisti, polizziotti. Un gran manicomio dove si parla una lingua ibrida tra italiano, inglese, francese e dialetto ortonese.
Una nottata di baldoria in cui scambiarsi pacche sulle spalle, bere birra ghiacciata ( meglio in bottiglietta; quella alla spina è veramente acquosa) e sparare cazzate.
Ma poi arriva l'alba. E' tempo di ritornare a casa. Dopo i fasti dell'america si riatterra a Milano. Fa caldo. Il nostro fedele e barbuto autista, Isaia, è pronto col minibus. Siamo tornati.
O, come disse Sam ne I rifugi Oscuri,"I'm back"

Alberto

venerdì 29 giugno 2007

Great Show!! - L'avventura del NEARfest (di Alessandro Corvaglia)




















Giorno 1

…potevo anche non mettere la sveglia, ho già gli occhi aperti e mancano ancora una decina di minuti alle 4.00. E mentre una buona parte di Genova ancora sogna, qualcuno si è già mosso e sta percorrendo la direttrice Levante-Valpolcevera raccogliendo ogni tanto uno sbadigliante pellegrino. Così, fra lampioni sfavillanti di moscerini e qualche faro randagio di automobile, inizia questo fantastico viaggio. Due mezzi, un pulmino charter ed una macchina, sono destinati ad incontrarsi nei pressi del casello autostradale di Bolzaneto e la seconda cederà il passo al primo dove sette galvanizzati individui ed il loro amico auriga (il grande Isaia), caricati i bagagli, si assestano sui sedili pronti a dare il via a musica e ironia a mille! Destinazione: Aeroporto Malpensa.

I chilometri scorrono e il sole fa capolino sulla pianura lombarda; raggiungiamo la Tangenziale Est che comincia a ruggire ma ancora ci lascia spazio sufficiente per una rotta a velocità costante. Piccola sosta per caffè e senza intoppi arriviamo al Terminal, una bella raddrizzata alla colonna vertebrale, sgranchimenti vari e via verso il check-in, con due ore che ci separano da due decolli, quello fisico (dell’aereo) e quello spirituale (nostro) verso l’impresa del NEARFest. Per qualcuno di noi è il primo viaggio oltreoceano, ma l’eccitazione è comunque tutta catalizzata da quello che ci aspetta laggiù: semplicemente l’evento più prestigioso nel mondo del Progressive Rock, protagonisti al pari di nomi come Magma, Hawkwind, Pure Reason Revolution…

Otto ore e mezzo di volo scorrono tutto sommato in modo sopportabile, fra bibite, film, letture varie, lettori mp3, pisolini e pranzo. Il Boeing 767 ci deposita morbidamente sulla pista del Philadelphia International Airport; rapide formalità di confine e tutti fuori a respirare l’aria statunitense… in pratica scarichi di trucks, auto, cabs, pulmini navetta, schoolbus e via dicendo che passano di fronte al marciapiede dove stiamo aspettando “il nostro contatto” (!). Qualcuno di noi scopre che il proprio cellulare potrà servire al massimo da sveglia essendo impossibile ricevere rete, quelli a cui invece funziona cominciano un dialogo botta-e-risposta con Ray, l’autista incaricato di accompagnarci alla destinazione finale: Bethlehem, PA. Fra qualche incomprensione e i problemi della viabilità circostante l’aereoporto, passa un oretta prima che Ray ci individui, ma una volta fatto è simpatia a prima vista. Ray è un tipo forte, come forti si riveleranno tutti i collaboratori del festival, disponibili fino all’ultima necessità per renderci il soggiorno il più facile e comodo possibile.

In un paio d’ore, succhiandosi discrete code stradali, arriviamo all’hotel. Fra chi si spara la prima doccia made in USA, chi si gode uno zapping sulla TV in camera, chi sistema la propria roba e si fa una strimpellatina stile country, si arriva giusto all’ora di cena. Alle 7 p.m. (ma sì, usiamo il loro modo…) ci sarebbe l’inizio della serata preliminare al Festival, il Fusion Friday, starring One Shot, Secret Oyster e Allan Holdsworth, ma i vari ritardi ci hanno messo di fronte ad una secca alternativa: pub o teatro? Il festante chiasso che proviene dalla terrazza di un locale vicino all’albergo, le insegne luminose delle birre e una domanda molto chiara di qualcuno (“..Hey guys…NearFest you too?” “Yeah, sure!..”) sciolgono in un attimo, se mai ce ne sono state, le perplessità. E in un tipico locale, fra bistecche, hamburgers, insalate, caraffe di birra e musica di vario genere (si, ci siamo sbizzarriti col jukebox digitale.. Stevie Nicks, Metallica, Lynyrd Skynyrd, Peter Gabriel and so on...) si celebra il battesimo culinario negli Stati Uniti.

Qualcuno è troppo stanco e indulge al sonno, altri prendono la strada verso lo Zoellner Arts Center della Lehigh University, sede del Festival. Conosciamo così Kevin (production manager), Paul (guitar/bass technician), Dennis (keyboard technician), Noreen (l’addetta al backstage) e Chad (co-fondatore e coordinatore della manifestazione); al pari di Ray tutti, contenti di conoscerci, ci sfoderano la più sorridente disponibilità per ogni evenienza. Così giriamo lo scenario delle prossime battaglie, ci godiamo la parte finale dei Secrtet Oyster e la parte iniziale di Allan Holdswort e, giusto per non oziare fra l’una e l’altra, un paio di birre e stringiamo amicizia con un certo Paul Whitehead (…già, proprio lui!).




Giorno 2

Il giorno successivo scorre in maniera normale, fra chi tenta (senza risultato, ahimè) di programmarsi una puntatina veloce a Philadelphia o di fare un po’ di shopping (alla fine amici, parenti e altro rimarranno pure senza cartoline…) e chi intende dirigersi verso il luogo del raduno; alla fine tutta la band decide di puntare verso il teatro dove stazioniamo fino all’ora di pranzo, dopo la quale lieve riposino e di nuovo in teatro per aprire il banco del merchandising… giusto in tempo per l’inizio dello show dei Magenta, preludio all’esibizione degli headliners della giornata, gli storici Hawkwind.

Già dalle prime note rimaniamo colpiti dall’acustica della sala e dal formidabile lavoro dei tecnici che rendono il suono poderoso e avvolgente e tuttavia pulito e conducono le luci a formare vesti suggestive alle melodie che scorrono (sempre in misura inferiore alle birre, ehm….). Fra l’altro si sparge la notizia che il nostro amico americano Leonardo Pavkovic ha in serbo una chicca, che sarà destinata a procurarmi forti accelerazioni cardiache da trepidazione…vuole presentarci due suoi cari amici presenti al Festival: tali Gary Green e Malcolm Mortimer, rispettivamente storico chitarrista e primo batterista dei GENTLE GIANT!!!!

Mentre Andrea decide di rimanere per gli Hawkwind, gli altri vanno in cerca di cibo e ritornano all’hotel dove ogni sera avviene un ritrovo (che l’indomani assumerà il carattere di un vero e proprio party) fra tutti i “Nearfestini”, staff, organizzatori, bands, amici e collaboratori vari… ed è appunto in questa sera di sabato che avviene l’incontro: Gary Green è davanti a me e alla prima stretta di mano è armonia assoluta, nonché tachicardia del sottoscritto. Gary è una persona straordinaria, con tutti i componenti del gruppo per le numerose occasioni di dialogo da lì in avanti si rivelerà giocoso, disponibile e generoso (offre da bere a chi di noi si fa beccare lì pronto…). Poco dopo si aggiunge Malcolm Mortimer, più riservato ma comunque gradevole.

In base ad un plebiscito interno alla band (non si sa bene avvenuto come) il sottoscritto viene catapultato al banco della Radio Gagliarchives (l’emittente che ci ha visto all’inizio di quest’anno al primo posto della loro classifica degli ascolti per ben 12 settimane consecutive!!) dove l’entusiasta conduttore del programma in diretta svolge la sua piccola intervista prima di programmare “Orpheus”.

Giorno 3

Qualche ora di sonno (poche!...) e ci troviamo nel gran giorno. Il pulmino ci trasporta al teatro dove prendiamo posto nei camerini in attesa del soundcheck, che inizia alle 12 a.m. in punto. E già nel backstage la postazione di Agostino provoca lo stesso effetto della Gioconda nel Louvre. Visi incantati a rimirare Mellotron 400SM, Hammond B3, Moog Voyager e altre chicche analogiche… in pratica saremo l’unico gruppo ad utilizzare apparecchiature vintage, molti fra il pubblico hanno nasato o sapevano questa cosa e si mettono il tovagliolo al collo come di fronte ad una tavola imbandita, pronti all’abbuffata. Qualche problemino al mixer tastiere provoca una decina di minuti di ritardo ma l’organizzazione è più efficace di un’equipe medica, il soundcheck scorre veloce e tutti giù nei camerini per trucco, vestiti e urlacci propiziatori.

Le ultime note dei Carmina Burana preludono all’inizio della scaletta. “Doppia immagine” fa il suo ingresso, potente e incisiva, scalda anime e muscoli; fino al brano successivo, “Nuova Luce”, il pubblico vuole farsi conquistare e concede solo sonori applausi, ma alla fine di “Orpheus” scoppia letteralmente. Da qui in poi è un incessante trionfo: “Un senso all’impossibile”, “La consunzione” (includine una rockettarissima presentazione ritmata della band…), “Schema” ed “Enciclica 1168/La Maschera di Cera (closing section)” sono come scosse telluriche in progressione e sui saluti registriamo ben tre minuti di standing ovation che TUTTA la platea ci tributa con generoso entusiasmo.

Giù di corsa ai camerini per una rapidissima rinfrescata e altrettanto di corsa verso la sala degli autografi, dove le bands hanno a disposizione un tavolo di fronte al quale scorrono i fans in cerca di firme o desiderosi di complimentarsi. E sono tanti. Non ci crediamo nemmeno noi. Tutti a idolatrare il sound italiano, cosa che ci rende orgogliosi delle nostre scelte stilistiche. Maurizio è riuscito persino a incontrare un suo compaesano che nonostante viva laggiù da una vita riesce anche a stentare qualche parola in dialetto abruzzese! E’ veramente entusiasmo generale!
Gira voce fra gli addetti ai lavori che molti ci considerano “la migliore band del Festival”. Nel pomeriggio, durante le pause fra un’esibizione e l’altra, diversi di noi girovagano nei corridoi, nelle sale merchandising e all’esterno del teatro e ad ogni pie’ sospinto è un unico e unanime commento. “Great Show! Great Show, guys!…” al punto tale che questa frase è divenuta il tormentone di tutto il viaggio, nonché – doverosamente – il titolo di questo resoconto.

Restiamo giusto il tempo per l’esibizione dei Magma (headliners dell’ultima serata) e via verso l’albergo dove si terrà un mega-party conclusivo della manifestazione. Qui ritroveremo tutti gli amici (Ray, Chad, Rob, Leonardo, Kevin, Gary, Malcolm, solo per citarne alcuni), birra a go-go e tanta voglia di sciorinare la casinosa effervescenza che ci portiamo ancora dentro; la quale si manifesta poi in una session fra vari musicisti in un’altra hall dell’albergo che vede prima Agostino e poi me alle prese con la chitarra nell’intento di spingere una moltitudine di cantori a intonare i classici del rock, dai Floyd ai Marillion, da Peter Gabriel a non mi ricordo più chi…. Fra qualche ora sarà tutto finito e sarà solo nostalgia, quindi tanto vale darci dentro, e darci dentro di brutto!!

Giorno 4

La mattina della partenza ci saluta con un cielo grigio e un po’ di pioggia. Cominciano i saluti, comincia il magone. Sul pulmino che ci riporta all’aereoporto di Philly non c’è più il clima dell’andata. E nel terminal, giusto il tempo per mangiare e cercare qualche souvenir da portare alle persone più care.
Arriviamo alla Malpensa alle 6.35 di mattina (non uso più l’a.m., siamo in Italia, no?:…) e Isaia è pronto per riportarci a casa. Fisicamente siamo lì. La testa sta decisamente da un’altra parte. La testa sta ancora controllando se la chitarra è accordata o se il timbro del moog è quello giusto, se la posizione dei toms è valida, se si sente il flauto nei monitors o se la distorsione del basso è eccessiva… il cuore ha bisogno di rivivere certi sapori perché chissà quando ricapiterà di avvertirli.

Questo è stato il NEARFest. Questa è stata l’avventura della Maschera Di Cera. A chi andrà in futuro senz’altro dico “assaporatene ogni secondo, perché ogni secondo ha un sapore particolare”.

Grazie a tutti coloro che hanno colorato quest’esperienza con le indelebili tinte della felicità.

Comunque sia, qualunque cosa porti nel futuro, è stato davvero un “GREAT SHOW!”

Alessandro Corvaglia

mercoledì 27 giugno 2007

NEARfest success!!!



Grandissimo sucesso al NEARfest, grazie a tutti quelli che sono interevenuti e che ci hanno tributato il loro grande calore. A breve dettagliato resconto a cura di Alessandro Corvaglia.

sabato 10 marzo 2007

news from belgium

La rivista "Prog- Resiste", a seguito della Poll redatta dai collaboratori che vi scrivono, ha collocato "Luxade" al 5° posto della classifica generale. Un grandissimo grazie agli amici d'Oltralpe, da raddoppiare in quanto unico gruppo italiano nei primi 10 posti. Vediamo cosa diranno i lettori chiamati a loro volta ad esprimere il loro parere.....
.... nel frattempo (personalmente) mi farò l'ennesimo cacciucco!! (non si vive di sole biscrome!)
Un abbraccio a tutti
Alessandro

mercoledì 7 marzo 2007

NEW ALBUM + NEARFEST

Stiamo lavorando alla composizione del nuovo album e ci sono già circa 12 pezzi incantiere che stiamo rifinendo. Presto cominceremo a registrare dei demosda sottoporre al nostro produttore Franz Di Cioccio e insieme lavoreremo dilima per preparare quelle che diventeranno le registrazioni vere e proprie del nuovo cd.Date sempre un'occhiata al nostro blog per tutte le descrizioni dettagliate del caso. Ci stiamo inoltre preparando per la trasferta statunitense del NEARfest, non vediamo l'ora!